La seconda metà del novecento vide un poderoso balzo in
avanti nelle biotecnologie, tanto da essere chiamate tecniche di ingegneria
genetica, grazie ad alcune scoperte ed intuizioni di scienziati particolarmente
illuminati come James Dewey Watson e Francis Harry Compton Crick, che nel 1953
concepirono il modello di DNA a doppia elica. Questo modello permise di
spiegare il meccanismo di duplicazione del DNA, ponendo così le basi molecolari
dell’ereditarietà.
Alla fine degli anni sessanta era ormai chiaro che l’informazione
genetica era contenuta nel DNA, codificata con particolari sequenze di
nucleotidi. Queste informazioni codificate vengono trasferite all’acido
ribonucleico (RNA messaggero o mRNA), quindi decodificate per sintetizzare le
proteine (formate da polipeptidi).
Le tecniche dell’ingegneria genetica non sfruttano più le
proprietà naturali dei microrganismi, ma intervengono direttamente sui loro
geni e prevedono il trasferimento di
geni di una specie, con determinate caratteristiche favorevoli, in organismi di
un’altra specie, modificando il patrimonio genetico dell’organismo che riceve i
nuovi geni. Si ottengono così ORGANISMI GENETICAMENTE MODIFICATI. Le tecniche
per il trasferimento dei geni da una specie all’altra vengono dette TECNICHE
DEL DNA RICOMBINANTE.
Queste moderne tecniche vengono spesso utilizzate per
indurre alcuni microrganismi come i batteri a produrre delle proteine utili
all’uomo. In questo caso viene isolato il gene umano che codifica per la
proteina per inserirlo in particolari molecole di DNA che fungono da vettori.
Questi vettori, essendo frutto dell’unione di due diversi tipi di DNA, vengono
chiamati DNA ricombinante. I vettori penetrano nelle cellule batteriche ed il loro
DNA si integra con quello batterico. Le cellule in questo modo diventano esse
stesse ricombinanti. Ogni volta che queste cellule si riproducono, ricreano il
frammento di DNA che è stato inserito con il vettore (viene quindi clonato
innumerevoli volte). Le cellule riprodotte mantengono la capacità di produrre
la proteina, che così verrà sintetizzata in grandi quantità.
I vettori usati prevalentemente per l’inserimento del gene
nella cellula batterica sono i plasmidi. Si tratta di filamenti di DNA a forma
di anello che possiedono due qualità che li rendono particolarmente adatti ad
essere usati come trasportatori di geni: sono capaci di replicarsi nella
cellula batterica e possono passare facilmente da una cellula all’altra.