Una
definizione di biotecnologie molto appropriata è quella formulata dalla
Federazione Europea di Biotecnologia nel 1981: “La biotecnologia comprende l’uso integrato di biochimica, microbiologia
e ingegneria per l’applicazione industriale delle proprietà e delle capacità di
microrganismi, cellule appartenenti a tessuti o loro parti”. In pratica
queste tecnologie utilizzano organismi viventi o loro componenti per produrre
sostanze di interesse commerciale e industriale.
LA CONSERVAZIONE
DEGLI ALIMENTI
Fin
dall’antichità l’uomo ha utilizzato le biotecnologie per la trasformazione e
conservazione degli alimenti, pur non avendo una precisa conoscenza
scientifica, ma procedendo in modo empirico. Ad esempio la vinificazione
dell’uva era un fenomeno ben conosciuto fin dai tempi biblici, anche se nessuno
ne comprendeva le cause.
Oggi sappiamo che il mosto dell’uva si trasforma in vino grazie ad un processo chiamato FERMENTAZIONE ALCOLICA e che avviene per la presenza di funghi microscopici sulla buccia degli acini d’uva: i saccaromiceti come il lievito di birra. Questi microrganismi trasformano una parte dello zucchero presente nel succo d’uva in alcol (etanolo) ed anidride carbonica.
La
fermentazione si svolge in due fasi: nella prima il lievito scinde, tramite l’enzima
invertasi, gli zuccheri complessi (disaccaridi, come il saccarosio) in
molecole di zuccheri semplici (monosaccaridi).
La reazione
che caratterizza la prima fase è:
C12H22O11 +
H2O → C6H12O6 + C6H12O6
con
formazione di glucosio e fruttosio (due isomeri).
Nella seconda
fase (che distingue la vera e propria fermentazione) avviene la formazione
di etanolo (o alcol etilico) e anidride carbonica a partire dagli
zuccheri semplici (ad esempio il glucosio).
La formula
generale che sintetizza questa reazione è quella del chimico-fisico
francese Joseph Louis Gay-Lussac:
C6H12O6 →
2 CH3CH2OH + 2 CO2
Grazie alla fermentazione
alcolica si producono anche altre bevande come la birra (utilizzando il
luppolo) o il saké (con la fermentazione del riso).
Sono sempre
questi saccaromiceti che permettono la LIEVITAZIONE DEL PANE e degli altri
prodotti da forno. In questo caso il prodotto utile della reazione è l’anidride
carbonica, che si sviluppa all’interno dell’impasto rendendolo soffice e morbido,
mentre l’alcol evapora completamente durante la cottura.
Anche la
possibilità di trasformare un alimento velocemente deteriorabile come il latte
in qualcosa di facilmente immagazzinabile come il formaggio deve aver
costituito una svolta nelle abitudini e possibilità di sopravvivenza delle
antiche popolazioni di allevatori.
Tutte queste
attività di trasformazione, benché molto utilizzate, hanno trovato una solida
base scientifica solo con le scoperte di Pasteur nella seconda metà
dell’Ottocento.
Infatti nel
1871 LOUIS PASTEUR isola e identifica l’agente responsabile della trasformazione
del mosto in vino: un organismo unicellulare, il Saccharomyces cerevisiae,
comunemente chiamato LIEVITO. Sono stati identificati anche altri microrganismi capaci
di trasformare il vino in aceto, il latte in yogurt, ecc.
SACCAROMYCES
CEREVISIAE:
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