Le tecniche del DNA ricombinante utilizzate nel settore
farmaceutico diedero il via alle applicazioni in diversi altri ambiti. Ebbero
un notevole sviluppo nell’agricoltura per la produzione di piante più redditizie,
puntando soprattutto al miglioramento delle seguenti caratteristiche:
- frutti o semi con maggiore apporto nutrizionale;
- aumento della resistenza al freddo o alla siccità;
- aumento della resistenza agli insetti e ai microrganismi (in modo da limitare l’uso di insetticidi e antiparassitari);
- incremento della resistenza ai diserbanti (per limitare il numero di trattamenti necessari ad eliminare le erbe infestanti).
Per inserire nuovi geni nei vegetali sono stati utilizzati
due metodi molto diversi tra loro: l’utilizzo dell’Agrobacterium tumefaciens e
il metodo biolistico (biologico-balistico).
L’AGROBACTERIUM TUMEFACIENS
Questo batterio è in grado di infettare le piante in zone in
cui presentano ferite o abrasioni. Causa un’escrescenza anomala, paragonabile a
quella tumorale presente negli animali. Questa patologia è nota come “galla del
colletto”.
L’agrobatterio riesce ad infettare la pianta perché possiede
il plasmide Ti (tumor inducing) che penetra nelle cellule vegetali
dell’organismo ospite e si integra con il DNA della pianta. Il plasmide
contiene diversi geni che, una volta “tradotti” dalla pianta, generano la galla
e producono nutrienti (zuccheri) per il batterio, consentendone la crescita.
A partire dal 1983, utilizzando le tecniche del DNA
ricombinante, è stato possibile creare delle versioni del plasmide Ti
“disarmate”, cioè senza i geni che producono il tumore, ma in cui sono presenti
i geni da inserire nella pianta. Sono state così prodotte piante geneticamente
modificate o meglio ancora definite TRANSGENICHE per sottolineare il fatto che
sono stati inseriti geni provenienti da altri organismi.
IL METODO BIOLISTICO
Questo metodo prevede l’introduzione del DNA esogeno
direttamente nel genoma delle cellule vegetali, usando come vettori di
trasporto delle sfere di metallo inerte, come oro o tungsteno. Queste sfere
vengono ricoperte da un filamento di DNA che corrisponde al gene di interesse.
Le sfere così preparate vengono letteralmente sparate nelle cellule. La
velocità impressa permette loro di oltrepassare la parete cellulare e
raggiungere il nucleo.
Mote cellule colpite muoiono, altre subiscono l’ingresso
della particella senza essere modificate. Alcune, però, incorporano il DNA
esogeno, risultando così transgeniche.
Il mezzo di propulsione utilizzato è una specie di
cannoncino, contenente un gas inerte come l’elio. Al suo interno si instaura
una elevata pressione che, in seguito al repentino rilascio, imprime
un’accelerazione alle sfere di metallo.
Cannone biolistico
Le piante geneticamente modificate sono attualmente
coltivate in vaste aree del pianeta. La tabella e l’immagine che seguono
illustrano la loro distribuzione mondiale.
Per ulteriori informazioni:
https://www.isaaa.org/resources/publications/briefs/44/executivesummary/default.asp
Riuscirà la scienziata senatrice a vita Elena Cattaneo a sbloccare la ricerca? Riuscirà a convincere gli incompetenti oscurantisti che è interesse del Paese investire nella ricerca per non essere colonizzati.?
RispondiElimina