Il termine “clonare” significa creare copie identiche di un
organismo. Esistono cloni naturali che si originano spontaneamente in alcuni
organismi, mentre i cloni artificiali sono quelli creati dall’uomo.
Inoltre abbiamo già parlato di clonazione di segmenti di DNA
per la produzione dell’insulina o del’interferone.
In natura alcuni organismi clonano se stessi: gli organismi
unicellulari come i batteri, che si riprodcono per scissione. Esistono anche
cloni naturali di alcuni organismi pluricellulari quando si riproducono per via
asessuata, come le planarie, alcune meduse, molti vermi e alcune piante come le
fragole che producono gli stoloni (fusti orizzontali dai quali originano nuove
piante).
Gli agricoltori e i giardinieri praticano spesso la
clonazione delle piante effettuando le talee, le margotte e le propaggini.
L’ingegneria genetica non ha quindi creato la clonazione
artificiale ma la ha resa possibile in organismi che non hanno la capacità di
riprodursi per via asessuata, come i vertebrati.
E’ questo il caso della PECORA DOLLY, il primo mammifero ad
essere clonato a partire da una cellula adulta (non da cellule embrionali). Gli
scienziati del Roslyn Institute di Edimburgo, in Scozia, fecero nascere questo
agnello il 5 luglio 1996.
La metodologia è piuttosto complessa ma cercherò di
riassumerla in modo semplice e sintetico:
- Si preleva una cellula da una ghiandola mammaria appartenente ad una pecora adulta di razza Finn Darset (muso bianco);
- Da un’altra pecora (razza Scottisch Blackface) si preleva una cellula uovo e la si depriva del nucleo;
- La cellula uovo priva di nucleo e la cellula mammaria si fondono attraverso la stimolazione di scariche elettriche;
- La cellula uovo ora contiene il nucleo della cellula mammaria e comincia a dividersi per mitosi (come se fosse stata fecondata) formando un embrione;
- L’embrione viene impiantato nell’utero di un’altra pecora (madre surrogata), che porta a termine la gravidanza;
- Nasce Dolly che è geneticamente identica alla pecora donatrice della cellula mammaria da cui è stato ottenuto il nucleo, infatti presenta il muso bianco.
Naturalmente il successo della
nascita di questo agnellino clonato giunse dopo innumerevoli tentativi falliti:
tentarono 277 fusioni cellulari e da queste 29 embrioni si svilupparono, furono
impiantati in 13 madri surrogate e soltanto una portò a termine la gravidanza.
Dolly nacque dopo 148 giorni con il peso di 6,6 chilogrammi.
Il 14 febbraio 2003 dovettero
praticarle l’eutanasia perché soffriva di artrite agli arti posteriori ed era
affetta da un tumore polmonare provocato da un virus che infetta le pecore
vissute a lungo il luoghi chiusi. Quindi paradossalmente Dolly si ammalò perché
fu troppo coccolata e vezzeggiata invece di vivere in un ambiente naturale. A
distanza di anni questa è la conclusione alla quale sono pervenuti gli
scienziati che hanno studiato le patologie della pecora più famosa del mondo,
smentendo così le voci secondo le quali questa fosse debole a causa della
clonazione.
PERCHE’ CLONARE LE PECORE
La clonazione dei mammiferi al
Roslyn Institute costituì una parte di
un progetto di ricerca finalizzato alla produzione di medicinali nel latte di
animali da allevamento. I ricercatori sono riusciti a trasferire nelle pecore e
nelle mucche i geni umani che codificano per la produzione di utili proteine. In
questo modo gli animali possono produrre, per esempio, il fattore IX, un agente
coagulante del sangue per curare l’emofilia, o la proteina alfa 1-antitripsina, per
curare la fibrosi cistica.
Lo sviluppo della tecnologia
della clonazione, che a partire dal 1996 è proseguita con numerosi altri mammiferi clonati, ha consentito di mettere a punto nuove tecniche di
preparazione dei farmaci e di migliorare costantemente la comprensione dello
sviluppo embrionale, delle cellule staminali e della genetica.
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